17 gennaio - sant'Antonio Abate


Nei miei ricordi di bambino, quando il nostro paese era ancora un paesotto contadino, amavo girare per le stalle, per guardare gli animali (in modo particolare ero attratto dai vitellini). Non mancava mai appiccicata sui muri con un po' di colla o appesa alla porta di legno con dei chiodini, la bella immagine di questo santo che mi piaceva tanto perchè era molto colorata e vi apparivano tanti animali. Anche il mio papà l'ha trovata e l'ha messa nel suo laboratorio di falegnameria: sapete noi tutti in famiglia amiamo molto gli animali. Ma chi è questo simpatico vecchietto che ricorda vagamente babbo Natale?

Nato presso Eracleopoli nel Medio Egitto nel 251, Antonio Abate è uno dei fondatori del monachesimo orientale e perciò chiamato "padre dei monaci". Dopo la morte dei genitori distribuì infatti tutti i suoi averi ai poveri e nel 270 si ritirò nel deserto della Tebaide dove cominciò la vita di penitente. Lì lo raggiunsero numerosi discepoli e perciò fondò varie comunità anacoretiche in Egitto. Sostenne i martiri nella persecuzione di Diocleziano e si adoperò moltissimo contro l'eresia ariana aiutando sant'Attanasio nelle sue lotte. Lo stesso sant'Atanasio né scriverà la biografia. Morì presso Afroditopoli nell'anno 356.
Antonio, questo grande santo, fondatore del monachesimo orientale, tuttavia è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant'Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella.
Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.

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