2 novembre - Commemorazione dei defunti



Scopo della commemorazione di tuttii defunti in passato era quello disuffragare i morti; di qui le Messe, la novena,l’ottavario, le preghiere al cimitero. Questo scopo naturalmente rimane; ma oggi ne avvertiamo un altro altrettanto urgente: creare nel corso dell’anno un’occasione per pensare religiosamente, cioè con fede e speranza, alla propria morte. Spezzare la congiura del silenzio riguardo a essa. (...) La percezione mesta, a volte tragica, della morte è comune a tutti,credenti e non, ma la fede cristiana ha una parola nuova e risolutiva, che oggi dovrebbe risuonare nella Chiesa e nei cuori, una cosa semplice e grandiosa: che la morte c’è, che è il più grande dei nostri problemi, ma che Cristo ha vinto la morte! La morte non è più la stessa di prima, un fatto decisivo è intervenuto. Essa ha perso il suo pungiglione, come un serpente il cui veleno è capace solo di addormentare la vittima per qualche ora, ma non di ucciderla. "La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?" (1Cor 15,55). Il cristianesimo non si fa strada nelle coscienze con la paura della morte, ma con la morte di Cristo. Gesù è venuto a liberare gli uomini dalla paura dellamorte (cfr. Eb 12,14), non ad accrescerla. Ai cristiani angustiati per la morte dialcuni cari, san Paolo scriveva: "Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranzacirca quelli che sono morti, perché noncontinuiate ad affliggervi come gli altriche non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato;così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui... Confortatevi, dunque, a vicendacon queste parole" (1Tes 4,13ss). Ma come ha vinto la morte Gesù?Non evitandola o ricacciandola indietro,come un nemico da sbaragliare. Ma subendola, assaporandone tutta l’amarezza. Non abbiamo davvero un sommo sacerdote che non sappia compatirela nostra paura della morte! Tre volte nei vangeli si legge che Gesù pianse e,di queste, due furono per un morto. Nel Getsemani egli ha provato, come noi, “paura e angoscia” di fronte alla morte. Che cosa è successo, una volta cheGesù ha varcato la soglia della morte? L’uomo mortale nascondeva dentro di sé il Verbo di Dio, che non può morire. Una breccia è stata aperta per sempre attraverso il muro della morte. Grazie a Cristo, la morte non è più un muro davanti al quale tutto si infrange; è un passaggio,cioè una Pasqua. È una specie di “ponte dei sospiri”, attraverso il quale si entra nella vita vera, quella che non conosce la morte.

Riflettiamo anche con la bella preghiera del mio parroco, don Piergiorgio

BEATO CHI PONE IN TE LA SUA SPERANZA

Beato chi vive con libertà interiore
di fronte alle cose e alle persone.

Beato chi è solidale nella sofferenza.

Beato chi si sente figlio di Dio,
perché costruisce la pace attorno a sé.

Beato chi sa donare il perdono
e chi sa rinunciare ad ogni forma di violenza.

Beato chi segue il tuo disegno di giustizia
nel mondo e nella propria vita.

Beato chi ha un cuore limpido,
capace di decisioni e di affetti autentici,
trasparente della tua presenza.

Grazie, Signore, che ti metti al nostro fianco
affinché noi viviamo con gioia
questo progetto di vita.

(don Piergiorgio Soardo)

Andate poi a visitare la bellissima riflessione fatta dal mio altro parroco don Giovanni Berti a questo indirizzo.

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