Intanto chiariamo: si dice presepe o presepio: possiamo dire che, anche se in passato indicavano due cose diverse (presepe indicava la mangiatoia e presepio la stalla) entrambi i termini sono corretti ed esprimono lo stesso significato.
IL PRESEPIO E SAN FRANCESCO
La tradizione, tutta italiana, del presepio risale all'epoca di san Francesco d'Assisi.
Nel 1220 san Francesco aveva visitato i luoghi della vita terrena di Gesù. Era stato anche a Betlemme e lì aveva sostato a lungo in preghiera e meditazione sul luogo dove il Gesù Cristo era nato. Tornato in Italia, continuava a ripensare a quel viaggio e al mistero di Dio che si fa uomo, bambino, umile, fragile e indigente, commovendosi fino a piangere. Per questo nel Natale del 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività di Gesù con l'aiuto di un amico, un certo Giovanni da Greccio, signore della zona, che il santo stimava molto. All'amico disse:
«Vorrei rappresentare il bambino nato a Betlemme e in
qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la
mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e
come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello.» (riportato da Tommaso da
Celano)
San Francesco prima di mettere in atto quel suo progetto
chiese il permesso al Papa, che lo autorizzò, ma non in chiesa, ma in una
grotta fuori paese. La gente del luogo si radunò presso la grotta dove
Francesco e i frati andavano a pregare. Arrivarono pellegrini anche da altri
borghi.
San Francesco però non volle ricostruire la scena della
nascita di Gesù, non volle dare spettacolo. Infatti, nessuno dei presenti
prende il posto della Madonna, san Giuseppe e di Gesù Bambino. San Francesco
voleva vedere la scena reale su cui pensare e riflettere nel corso della Messa
che sarebbe stata celebrata, perché la celebrazione eucaristica avrebbe così
richiamato la presenza reale di Gesù in quel luogo.
E I PRESEPI CON LE STATUE?
il primo presepio di cui si ha notizia è quello realizzato da Arnolfo di Cambio, fra il 1290 e il 1292, di cui si conservano ancora alcune statue nel Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Dal XVII secolo poi il presepio iniziò a diffondersi anche nelle
abitazioni nobiliari sotto forma di "soprammobili" o di vere e
proprie cappelle in miniatura.
Nel XVIII secolo, addirittura, a Napoli si scatenò una vera e propria competizione fra famiglie su chi possedeva il presepio più bello e sfarzoso: i nobili impegnavano per la loro realizzazione intere camere dei loro appartamenti ricoprendo le statue di capi finissimi di tessuti pregiati e scintillanti gioielli autentici.
Con i secoli successivi il presepio si diffuse anche nelle case del popolo, ovviamente in maniera meno ricca.
SIMBOLI DEL PRESEPIO
Alcuni di questi provengono direttamente dal racconto del
vangelo di Luca: la mangiatoia,
l'adorazione dei pastori e la presenza di angeli nel cielo.
Altri elementi appartengono a una iconografia propria dell'arte sacra: Maria ha un manto azzurro che simboleggia il cielo, San Giuseppe ha in genere un manto dai toni dimessi a rappresentare l'umiltà.
Il bue a l'asinello, simboli immancabili di ogni presepio, derivano da una profezia di Isaia che dice: "Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende" (1,3).
La stalla o la grotta in cui Maria diede alla luce il Messia non compare nei Vangeli: sebbene Luca citi i pastori e la mangiatoia, nessuno dei quattro evangelisti parla esplicitamente di una grotta o di una stalla. In ogni caso a Gerusalemme la Basilica della Natività sorge intorno a quella che è indicata dalla tradizione come la grotta ove nacque Cristo.
Molti particolari sui Re Magi derivano da un Vangelo non canonico (cioè da leggere privatamente, ma non ufficialmente in chiesa. Questo vangelo dice il numero e il nome di questi sapienti orientali: Melkon, Gaspar e Balthasar, anche se non manca chi vede in essi un persiano (recante in dono oro), un arabo meridionale (recante l'incenso) e un etiope (recante la mirra). Così i re magi entrarono nel presepio, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa. Anche il numero dei Magi fu piuttosto controverso. Fu definitivamente stabilito in tre, come i doni da loro offerti, da un decreto papale di papa Leone I Magno, mentre prima di allora oscillava fra due e dodici.
Il presepio napoletano aggiunge alla scena molti personaggi popolari ad esempio il male è rappresentato nell'osteria e nei suoi avventori, mentre il personaggio di Ciccibacco, che porta il vino in un carretto con le botti, impersona il Diavolo.
Info liberamente adattate da Cathopedia
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