UN PO' DI MISTERO A ARCE' DI PESCANTINA - IL SATOR AREPO

Come ho scritto giorni fa, a volte do un'occhiata al sito di Focus Junior; mentre "gironzolavo" tra le sue pagine mi sono imbattuto in questo articolo riguardante la frase misteriosa del SATOR. Ve la riporto qui sotto nella classica rappresentazione grafica, chiamata quadrato magico. Come potete vedere, l'ho inserita sopra l'immagine di una chiesetta di campagna, che forse riconoscete: è la chiesa di San Michele Arcangelo di Arcè. Infatti, non so se lo sappiate, ma proprio qui si trova una delle pochissime rappresentazioni di questa frase misteriosa in Italia.


LA CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO DI ARCE' DI PESCANTINA (VR)

ALCUNE INDICAZIONI STORICO-ARCHITETTONICHE (tratte da Giuliano Sala - L'antico oratorio di San Michele Arcangelo ad Arcè di Pescantina)
  • Origini: L’oratorio di San Michele ad Arcé di Pescantina viene segnalato almeno fin dall’anno 1139, nella bolla di papa Innocenzo II, come possedimento dell’abazia veronese di San Fermo Minore. 
  • Epoca di costruzione: L’edificio, così come ora si presenta, è frutto di almeno due importanti momenti costruttivi, cronologicamente distinti, dei quali il primo è da riportarsi alle origini stesse della chiesa, tra la fine del secolo XI e gli inizi del XII, e ne riguarda la parte inferiore, all’incirca fino all’altezza dell’abside; mentre il secondo risale probabilmente alla metà del secolo XVI quando i Disciplinati di San Rocco, entrati in possesso della chiesa pressoché diroccata, vi operarono importanti restauri, ed interessa la parte superiore compreso il campanile, dove solo la base riporta alla costruzione romanica. 
  • Orientamento: Come da tradizione assai diffusa, la facciata è rivolta ad ovest, infatti in epoca romanica le chiese vengono orientate con la facciata rivolta ad ovest di modo che l’altare venga a trovarsi ad est, facendolo così coincidere col sorgere del sole (è evidente il significato simbolico), inoltre è da ricordare che ad est, per l’Europa occidentale, si colloca Gerusalemme, verso la cui chiesa madre si rivolgono tutte le altre. 
  • La facciata: è a «capanna» ossia monocuspidata con l’ingresso originale, arcuato a tutto sesto ed incorniciato da una centina in saldi conci di tufo; ai lati dello stesso due finestre quadrate, munite d’inferriata, aperte in epoca posteriore, forse tra la seconda metà del secolo XVI e la prima del XVII (28); sopra, l’occhio che risale alla metà del secolo XVI (29). Nessuna decorazione adorna la semplice muratura in ciottoli non sempre chiaramente leggibile per tracce di intonaci più recenti; agli angoli i soliti massicci blocchi di tufo e di calcare disposti irregolarmente.
  • Il muro meridionale: è privo d’intonaco e quindi sono ben distinguibili i corsi di ciottoli disposti a spina di pesce che, a prima vista, sembrerebbero tipici di un’architettura romanico-campestre, ma potrebbero anche essere diretta conseguenza di una consistente e comoda presenza di ciottoli garantita dal vicino fluire dell’Adige. Sono presenti due aperture monofore strombate in tufo, la prima risalente all’epoca della costruzione romanica ma probabilmente rimossa dalla collocazione originaria; la seconda posteriore, ricavata in prossimità dell’altare fra gli anni 1541-53; quindi un ingresso secondario, anch’esso riportabile alla prima costruzione, sul cui archivolto in grossi conci di tufo è graffita in caratteri del secolo XII la celebre frase sator arepo tenet opera rotas

  • L’epigrafe del Sator: ad Arcè la frase palindroma (che si può leggere in un senso come anche nell'altro) è riportata sul volto dell'entrata laterale sud. E' particolare, perchè diversamente dal solito è scritta su una sola riga, mentre di solito, per mostrarne la particolarità è riportata nel modo seguente: 

    In questo modo, come si può notare si metterebbe in evidenza come la parola centrale forma una croce. La più antica scritta del Sator è stata trovata a Pompei e che quindi è di prima del 79 d.C. data nella quale la cittadina fu distrutta dal Vesuvio.


  • Significato del testo: Varie sono le interpretazioni che ne sono state date, tralasciando quelle più misteriche, le interpretazioni più classiche sono le seguenti: 
    • “Il seminatore sul suo carro dirige le ruote”.
    • Un'altra: “Il seminatore che giudica dirige con cura le ruote”. 
    Le interpretazioni più cristiane sono invece: “Dio domina e regge le opere del creato e ciò che la terra produce”. Oppure: “Dio dirige e giudica l'intero universo”.  
    Per capirne meglio il significato prendo un testo dallo studio di Andrea Brugnoli e Francesco Cortellazzo dal titolo: "L’epigrafe del Sator a San Michele di Arcé":
    A parte il generale significato di protezione di un varco, è verosimile che l’iscrizione di San Michele dovesse essere percepita per questa ragione a livello popolare in una dimensione piú propriamente magico-rituale, valida sia per lo stesso edificio sia per le persone che ne oltrepassavano la soglia. La ripetizione graffita dell’iscrizione sul medesimo arco, seppur eseguita in epoca non precisabile, sembra confermare come essa fosse associata a pratiche con significato apotropaico o scaramantico accolte o rielaborate e diffuse a livello popolare.
    Quindi nel caso di Arcè è ancora più chiaro che non sono presenti significati esoterici o misteriosi, ma più semplicemente avrebbe un carattere di protezione dal male per la chiesa e per i fedeli che vi entravano (carattere apotropaico: che serve ad allontanare o ad annullare un influsso maligno). 
(San Michele Arcangelo della Chiesa di Arcè di Pescantina)
(per un confronto: San Michele Arcangelo di Guariento di Arpo - Musei Civici di Padova)
  • San Michele Arcangelo: il dipinto raffigurante l’arcangelo Michele è del sec. XIV, non è visibile da chi entra in chiesa in quanto è nascosto dall'altare settecentesco. L'affresco infatti è dipinto nell'abside e solo spostando la tenda a fianco dell'altare è possibile scorgerlo. La rappresentazione dell'angelo è particolare: la mano di Dio sorregge la bilancia del giudizio, sulla quale sono posizionati due fedeli, uno è sul piatto inferiore, destinato all'inferno, l'altro su quello superiore e san Michele lo sta prendendo tra le mani per destinarlo al cielo, al paradiso. Purtroppo l'affresco è rovinato in parte e perciò non si può vedere come continuava in basso a destra, ma le gambe capovolte di una figura ci permettono di presumere che i dannati che venivano gettati in basso, cadessero tra le fauci del diavolo (come si può vedere in altri dipinti simili).



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