La Lingua Ebraica
All'epoca di Gesù, l'ebraico biblico (la lingua dell'Antico Testamento) non era più una lingua parlata quotidianamente, ma veniva usata nella liturgia sinagogale. Era una lingua letteraria compresa principalmente dalle classi colte.
Accanto a questa, esisteva una variante più "popolare", l'ebraico rabbinico o "lingua dei saggi", con forme meno complesse. Questo ebraico continuò ad essere parlato a Gerusalemme e in alcuni centri minori della Palestina fino al 200 d.C. Un episodio nel Vangelo di Luca (4,16-30) suggerisce che Gesù conoscesse l'ebraico biblico, leggendo il rotolo di Isaia nella sinagoga di Nazareth.
La Lingua del Popolo: l'Aramaico
L'aramaico era la lingua familiare parlata dalla gente comune in molte località della Palestina, specialmente nel nord (come Nazareth e Cafarnao), dove Gesù crebbe e visse la maggior parte della sua vita. Era ampiamente compresa anche al di fuori della Palestina. Le poche parole che Gesù aggiunse come commento dopo la lettura in sinagoga furono probabilmente in aramaico, la lingua della "predica".
Il greco della Koinè
Nonostante la conquista romana, il greco koinè era ancora la lingua ufficiale e dominante nell'Impero Romano. Era la "lingua comune" parlata in tutto il Mediterraneo e oltre, e fu il veicolo principale per la prima diffusione del Vangelo cristiano.
Il greco del Nuovo Testamento
All'epoca di Gesù, l'ebraico biblico (la lingua dell'Antico Testamento) non era più una lingua parlata quotidianamente, ma veniva usata nella liturgia sinagogale. Era una lingua letteraria compresa principalmente dalle classi colte.
Accanto a questa, esisteva una variante più "popolare", l'ebraico rabbinico o "lingua dei saggi", con forme meno complesse. Questo ebraico continuò ad essere parlato a Gerusalemme e in alcuni centri minori della Palestina fino al 200 d.C. Un episodio nel Vangelo di Luca (4,16-30) suggerisce che Gesù conoscesse l'ebraico biblico, leggendo il rotolo di Isaia nella sinagoga di Nazareth.
La Lingua del Popolo: l'Aramaico
L'aramaico era la lingua familiare parlata dalla gente comune in molte località della Palestina, specialmente nel nord (come Nazareth e Cafarnao), dove Gesù crebbe e visse la maggior parte della sua vita. Era ampiamente compresa anche al di fuori della Palestina. Le poche parole che Gesù aggiunse come commento dopo la lettura in sinagoga furono probabilmente in aramaico, la lingua della "predica".
Nonostante la conquista romana, il greco koinè era ancora la lingua ufficiale e dominante nell'Impero Romano. Era la "lingua comune" parlata in tutto il Mediterraneo e oltre, e fu il veicolo principale per la prima diffusione del Vangelo cristiano.
Il greco del Nuovo Testamento
Non è un greco koinè "puro", ma presenta delle peculiarità significative:
Opinione Occidentale: Molti esegeti cristiano-occidentali ritengono che il Nuovo Testamento sia stato scritto in greco, nonostante sia noto che Gesù e i discepoli parlassero aramaico. La presenza di frasi aramaiche nei manoscritti greci (es. "talita qum", "effata", "eloi eloi lamma sabactani") è un'evidenza di questa realtà linguistica. Anche Paolo, di madrelingua aramaica, fu chiamato da Gesù in aramaico secondo At 26,14 ("te ebraidi dialekto").
Opinione Orientale: Le Chiese cristiane d'Oriente hanno sempre respinto la teoria del greco come lingua originale. Sostengono che gli scritti cristiani furono stesi in aramaico e solo successivamente tradotti in greco dai cristiani non ebrei d'Occidente. In Oriente, i testi originali rimasero in aramaico perché era la lingua franca dell'Impero Persiano.
Si ipotizza che l'abbandono degli scritti aramaici in Occidente sia avvenuto quando la Chiesa occidentale fu composta prevalentemente da non ebrei che parlavano solo greco.
Le comunità cristiane d'Oriente (es. Babilonia e Adiabene), inizialmente composte in maggioranza da ebrei convertiti, mantennero i testi in aramaico anche dopo un cambiamento nella composizione demografica.
L'aramaico sopravvisse anche nelle comunità ebraiche della Palestina, come dimostrato dai 500 documenti scoperti a Wadi Qumran (1947), tutti in ebraico e aramaico. Anche il Gemara del Talmud di Gerusalemme fu scritto in aramaico e ricevette la sua forma definitiva nel V secolo d.C.
- Ebraismi: È "pieno di ebraismi" derivati dalla Septuaginta (LXX), la traduzione greca dell'Antico Testamento ebraico. Questo riflette la cultura ebraica degli autori e l'uso di concetti teologici e morali presi dalla tradizione ebraica.
- Aramaismi: Contiene anche aramaismi presi direttamente dalla parlata palestinese dell'epoca. Questo è un forte indicatore dell'influenza della lingua parlata da Gesù e dai primi discepoli.
- Latinismi: Non mancano idiomatismi latini introdotti in Palestina con la presenza romana.
- Unicità Linguistica: Questi tratti distintivi lo differenziano dal koinè dialektos popolare o letterario e rendono i Vangeli un "unicum linguistico" nella letteratura greca.
- Stili diversi: Mentre i Vangeli sono scritti in una forma di greco popolare, le lettere di Paolo si collocano a metà strada tra il greco popolare e quello letterario, riflettendo la sua educazione più sofisticata. Questa varietà di stili è importante per una corretta traduzione.
La Questione della Lingua Originale del Nuovo Testamento
Opinione Occidentale: Molti esegeti cristiano-occidentali ritengono che il Nuovo Testamento sia stato scritto in greco, nonostante sia noto che Gesù e i discepoli parlassero aramaico. La presenza di frasi aramaiche nei manoscritti greci (es. "talita qum", "effata", "eloi eloi lamma sabactani") è un'evidenza di questa realtà linguistica. Anche Paolo, di madrelingua aramaica, fu chiamato da Gesù in aramaico secondo At 26,14 ("te ebraidi dialekto").
Opinione Orientale: Le Chiese cristiane d'Oriente hanno sempre respinto la teoria del greco come lingua originale. Sostengono che gli scritti cristiani furono stesi in aramaico e solo successivamente tradotti in greco dai cristiani non ebrei d'Occidente. In Oriente, i testi originali rimasero in aramaico perché era la lingua franca dell'Impero Persiano.
Si ipotizza che l'abbandono degli scritti aramaici in Occidente sia avvenuto quando la Chiesa occidentale fu composta prevalentemente da non ebrei che parlavano solo greco.
Le comunità cristiane d'Oriente (es. Babilonia e Adiabene), inizialmente composte in maggioranza da ebrei convertiti, mantennero i testi in aramaico anche dopo un cambiamento nella composizione demografica.
L'aramaico sopravvisse anche nelle comunità ebraiche della Palestina, come dimostrato dai 500 documenti scoperti a Wadi Qumran (1947), tutti in ebraico e aramaico. Anche il Gemara del Talmud di Gerusalemme fu scritto in aramaico e ricevette la sua forma definitiva nel V secolo d.C.
In sintesi
Il quadro che emerge è quello di un ambiente linguistico fluido e interconnesso, dove l'aramaico era la lingua dell'annuncio originale e del popolo, mentre il greco koinè divenne la lingua in cui il messaggio fu formalizzato per una diffusione più ampia, pur mantenendo forti tracce delle sue radici ebraiche e aramaiche. La questione se i testi canonici siano stati "tradotti" o "originariamente scritti" in greco, mantenendo influssi semitici, rimane un punto di dibattito tra le diverse tradizioni cristiane.
Fonte: http://www.corsodireligione.it/bibbiaspecial/bibbia/bibbia_lingue_2.html
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